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Induttivo: i metodi legittimi per la Cassazione

Ai fini dell'accertamento induttivo, il numero di tovaglioli utilizzati, il listino prezzi dell'esercizio, ma anche le inserzioni pubblicitarie sulle riviste di settore consentono al Fisco di ricostruire i ricavi di una società, pur in presenza di scritture contabili formalmente regolari. A ribadire questo principio ancora una volta la Suprema Corte con la sentenza n.9732/2015.
Ecco un excursus fra le diverse metodologie di ricostruzione induttiva del reddito,  che qualcuno potrebbe forse definire  "diaboliche" ma sono legittime per la Corte di Cassazione.
 
IL CASO
La vicenda riguarda una società d’intermediazione immobiliare, cui il Fisco aveva notificato un avviso di accertamento a fini IVA e IRAP che ricostruiva induttivamente, mediante una percentuale di calcolo basata sulle inserzioni pubblicitarie in una rivista, le provvigioni percepite nell’esercizio dell’attività.
Investita della questione, la Ctp accoglieva i ricorsi della società, annullando i relativi accertamenti; stessa sorte per i ricorsi presentati dai singoli soci. L’appello dell’Ufficio proposto avverso una delle sentenze favorevoli alla società veniva parzialmente accolto; di contro, quello avverso le sentenze favorevoli ai soci veniva rigettato.
Dopo alterne vicende, difatti un primo giudizio era stato dichiarato nullo per violazione del litisconsorzio necessario tra società di persone e soci, il giudizio approda in Cassazione, dove viene confermata la legittimità del recupero operato in capo alla società.



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Speciale del: 25/05/2015