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Commercialisti 2017: minacce di un nuovo sciopero

Oggi, 9 giugno 2017, il CNDCEC ha pubblicato una nota con cui chiede all'Agenzia delle Entrate un cambio. Nel testo, il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ricorda come pur essendo un’istituzione aperta al dialogo, non può opporsi alle richieste di sciopero "di fronte alle scelte di merito e di metodo compiute negli ultimi mesi dall’amministrazione finanziaria".

Rivolgendosi all’Agenzia delle Entrate,  il Presidente del CNDCEC Miani ha chiesto “un cambio di registro e un dialogo vero” in quanto le scelte compiute negli ultimi mesi in ambito fiscale da Governo e Agenzia sono state “inaccettabili”. “È impensabile”, ha spiegato, “che all’esito di un anno di confronto al cospetto di tavoli tecnici sugli adempimenti fiscali con la prospettiva di una dozzina di semplificazioni micro-settoriali ci si ritrovi, direttamente in Consiglio dei Ministri, dinanzi a decreti che quadruplicano gli adempimenti con novità di cui non si è mai fatto nemmeno lontanamente cenno”. “Se diventa sistematico”, ha proseguito, “come lo è stato alla fine del 2016 e in queste settimane, il mancato aumento di imposte accompagnato però dall’aumento esponenziale degli adempimenti e dei vincoli, allora non vi è reale contenimento della pressione fiscale, ma pura e semplice concentrazione degli aumenti tutti in capo a chi lavora e produce in un contesto di crescente e preoccupante burocratizzazione del sistema”.

“L’introduzione delle comunicazioni trimestrali delle liquid azioni IVA, la quadriplicazione dei termini di presentazione dello spesometro, l’ampliamento dello split payment e la stretta sulle modalità di compensazione e di detrazione dell’IVA – ha detto - disegnano un quadro insostenibile”. A dimostrazione delle difficoltà che la categoria si trova ad affrontare, Miani ha illustrato i risultati di un sondaggio al quale hanno risposto quasi quattromila commercialisti, dai quali emerge come il 70% dei ricavi di uno studio tipo (un titolare e due addetti) vada ogni anno in fumo proprio a causa dei costi imputabili agli adempimenti fiscali.

I costi dello studio tipo per gli adempimenti, calcolati dal sondaggio partendo dalle risposte fornite dai commercialisti intervistati, sono pari a 61.500 euro annui e sono composti dal costo medio delle ore lavorate dei due addetti pari a 52.900 euro, dal costo medio del software pari a 6.370 euro e dal costo medio di formazione, banche dati e riviste pari a 2.230 euro. Il fatturato dello stesso studio tipo derivante dagli adempimenti è invece stimato in 73.600 euro. Sempre sulla base dei risultati del questionario, il valore delle ore lavorate dal titolare per gli adempimenti fiscali (100 giornate per 400 euro al giorno) è pari a 40mila euro annui, di cui solo 12,100 realmente incassati. Infatti vanno in fumo per i costi degli adempimenti 27,900 euro all’anno, quasi il 70% del totale.


Fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili
News del: 09/06/2017


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