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TFR in busta paga, aspetti da considerare

I fattori negativi da considerare

Un fattore di notevole importanza da considerare è che, se esercitata, l'opzione è irrevocabile fino al 30.06.2018, quindi vincola il lavoratore fino a tale periodo di paga, con tutte le conseguenze del caso.
Una di queste conseguenze è, come detto, che la Qu.I.R. ricevuta mensilmente ad integrazione della busta paga è soggetta a tassazione ordinaria Irpef e, quindi, aumenta il reddito imponibile dell'anno, con la conseguenza che: per i redditi più alti la tassazione potrà arrivare al 38% o anche superare il 40%; per i redditi più bassi l’incremento dell’imponibile fiscale complessivo potrebbe compromettere l’accesso ad alcune prestazioni agevolate, ad eccezione del bonus 80 euro, per il quale la Qu.I.R. erogata mensilmente è neutra.
La Qu.I.R. ricevuta mensilmente, inoltre, riduce il capitale accantonato del TFR che si riceverà alla fine della propria vita lavorativa. Considerando che la liquidazione mensile della Qu.I.R. partirà di fatto da aprile e terminerà a giugno 2018, il TFR accantonato a fine carriera sarà alleggerito fino ad un massimo di 39 mensilità rispetto a chi continuerà ad accantonarlo lasciandolo in azienda o presso il fondo di tesoreria dell’Inps (se dipendente di imprese con almeno 50 addetti).
 
Occorre, infine, considerare che il fondo TFR è annualmente incrementato della quota capitale e della quota finanziaria. In particolare, la quota capitale è data dalla sommatoria delle retribuzioni lorde erogate nell’anno e divisa per 13,5. Essa è soggetta a tassazione separata al momento della corresponsione del TFR o all'atto di erogazione di eventuali anticipazioni. La quota finanziaria, invece, è data dalla rivalutazione annua calcolata applicando al fondo TFR esistente al 31.12 dell’anno precedente il tasso risultante dalla somma della quota fissa (1,5%) e del 75% dell’indice di rivalutazione ISTAT per le famiglie di operai e impiegati rispetto al mese di dicembre dell'anno di riferimento. E', quindi, evidente che la perdita in termini economici sarà più consistente per chi ha davanti ancora molti anni prima della pensione.
Il gap è ancora più elevato nel caso in cui il TFR sia stato destinato ad un fondo di previdenza complementare, in quanto in genere tali tipi di fondi applicano una rivalutazione del TFR che, sebbene oscilli in base al rendimento degli investimenti nel fondo medesimo e che può essere minore o maggiore rispetto a quella del TFR lasciato in azienda, in genere è maggiore rispetto a questa. In quest’ultimo caso, sospendere la contribuzione per un periodo fino a 39 mesi avrebbe effetti ancora più negativi.


Aggiornata il: 01/04/2015