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Mercato finanziario 2017-2018: Consob fa il punto sull’Italia

Il mercato finanziario italiano

In generale, il mercato azionario italiano è piccolo non solo in termini di capitalizzazione ma anche rispetto al numero di società quotate. A fine 2017, il numero delle società domestiche quotate sul Mercato Telematico Azionario (MTA) di Borsa Italiana era pari a 240, nettamente inferiore a quello di altri mercati europei. La contrazione del listino che ha interessato tutte le maggiori piazze europee, per effetto della crisi, di delisting fisiologici o della migrazione su altre piattaforme, in Italia si è innestata su un mercato strutturalmente debole.

Tuttavia, un’evoluzione incoraggiante è stata registrata sull’AIM (mercato delle piccole e medie imprese), per effetto anche della domanda generata nel 2017 dai Piani individuali di risparmio (PIR), con un numero di società che ad oggi raggiunge i 105 emittenti e con una capitalizzazione complessiva che è quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno. Questa crescita non compensa però il trend negativo registrato sull’MTA; dal 2009 al 1° giugno 2018, infatti, il FTSE MIB (indice per le grandi imprese) è calato di circa il 5%, un dato non comparabile con la crescita dei più importanti indici europei.

ll nostro mercato si caratterizza anche per l’esigua presenza delle big companies: un mercato con poche big companies risulta meno attraente sia per le società di grandi dimensioni sia per i grandi investitori istituzionali. Una piazza finanziaria in cui molte e grandi imprese sono quotate è invece desiderabile perché favorisce lo sviluppo di un ‘ecosistema’ di servizi finanziari avanzati, a beneficio anche delle imprese di minori dimensioni.

L’Italia soffre il confronto con altre economie: le società del Mercato Telematico Azionario che vantano una capitalizzazione superiore, per esempio, alla soglia dei 50 miliardi di euro sono, infatti, solo due. Tante quante in Spagna, la metà che in Olanda e una frazione di quelle di Francia e Regno Unito.

Se guardiamo invece alle piccole e medie imprese (PMI), sappiamo che esse in Italia creano valore aggiunto e offrono occupazione con percentuali ben superiori a quelle dei principali Paesi dell’area euro. Tutto ciò è un bene per l’economia reale ma ha poca incidenza sui mercati azionari, viste le ridotte dimensioni delle aziende. In Italia, come nei maggiori Paesi europei, i mercati di Borsa non sono ancora rappresentativi di una grande percentuale del sistema produttivo, rimane quindi marginale il peso della capitalizzazione delle piccole e medie imprese (PMI) quotate rispetto a quella complessiva di mercato.

Fonte: Consob


Aggiornata il: 12/06/2018