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Le imprese in difficoltà escluse dal Contributo a fondo perduto del DL Rilancio

Le implicazioni pratiche

Dalla lettura del punto 7 della Circolare 15/E e del punto 18 dell’articolo 2 del Regolamento UE 651/2014, appare immediatamente evidente come siano molteplici le possibilità, per una impresa, di poter essere considerata “in difficoltà” e di conseguenza non poter accedere al contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio.

Alcune fattispecie hanno un impatto solo per quelle imprese, che per caratteristiche dimensionali, non possono essere considerate piccole o medie, ma altre colpiscono le società di qualsiasi dimensione, avendo come unica esimente il caso della PMI in fase di start-up costituita da meno di tre anni.

In modo particolare, guardando al sistema economico italiano, in gran parte costituito da società di piccola e media dimensione tradizionalmente sottocapitalizzate, appaiono come particolarmente stringenti le fattispecie che considerano in stato di difficoltà, e conseguentemente escluse dal contributo a fondo perduto, le società che presentino al 31 dicembre 2019 perdite accumulate che superino la metà del capitale sociale, fatto che, nel contesto italiano, può interessare una platea molto vasta di imprese che, tra l’altro, in base alla normativa italiana sulla gestione delle perdite, si legga “Il trattamento delle perdite d’esercizio nelle SRL”, potrebbero trovarsi in questa situazione anche solo transitoriamente.

Da segnalare, infine, come la previsione possa risultare di particolare gravosità per le società di persone che saranno costrette a predisporre un prospetto del Patrimonio Netto per verificare ed eventualmente dimostrare di non essere una impresa “in difficoltà”.

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Aggiornata il: 22/06/2020