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Lavoro autonomo occasionale precluso per gli iscritti agli ordini professionali

Il reddito occasionale

Per le sempre maggiori difficoltà ad avviare con successo una attività professionale, da un lato, e per una non immotivata repulsione ad aprire una posizione IVA, se non assolutamente necessario, dall’altro, negli ultimi anni è divenuta abitudine sempre più diffusa, presso i giovani professionisti ma non solo, quella di utilizzare il cosiddetto Lavoro autonomo occasionale  per dichiarare al fisco dei redditi di modesto importo. 

Tuttavia è impossibile non notare come molto spesso ci sia un utilizzo non corretto di questo strumento, da molti utilizzato per qualsiasi tipologia di attività lavorativa, diversa dal lavoro dipendente, liberamente usufruibile in caso di redditi annui di importo inferiore a cinque mila euro. 

Occorre richiamare come invece, questa tipologia di contratto, disciplinato civilmente dall’articolo 2222 del Codice civile, e fiscalmente dall’articolo 67 comma 1 lettera l del TUIR (per un approfondimento della disciplina fiscale si può vedere l’articolo I redditi “occasionali” nella dichiarazione dei Redditi 2020, richieda, per essere correttamente inquadrato, dei requisiti specifici: che l’attività espletata sia di lavoro autonomo e che questo lavoro sia meramente occasionale, elementi entrambi imprescindibili. 

Non rappresenta invece un limite l’importo dei cinque mila euro annui, che segna solo il limite tra la porzione di reddito da assoggettare a imposizione contributiva e quella esentata. 

Tra l'altro, nonostante gli ordini professionali ne abbiano più volte scoraggiato l’utilizzo, questa forma contrattuale è stata anche utilizzata da molti professionisti iscritti in albi professionali, per dichiarare fiscalmente compensi di modesto importo, in luogo dell’apertura di una posizione IVA. 


Fonte: Fisco e Tasse


Aggiornata il: 09/08/2020